L’enigmista di Venezia

Che l’amore sia tutto, è tutto ciò che sappiamo dell’amore.

Emily Dickinson

Prendete un italiano, un olandese e un cinese. No, mi spiace, non è una barzelletta, è un indovinello. Se l’olandese vi risponde coda di scimmia, il cinese vi risponde topolino e l’italiano chiocciola, cosa gli avete appena mostrato? Io non sono bravo a risolvere gli indovinelli, non ci sarei mai arrivato, ma una volta me l’ha spiegato una tizia di Venezia. Avete appena mostrato loro un simbolo familiare a tutti, quel carattere presente in tutti gli indirizzi email, la chiocciola appunto, “@“. Per uno strano scherzo del destino conobbi questa donna veneziana, una professoressa di matematica, appassionata di enigmistica, per via di un disguido di posta elettronica. Abbiamo lo stesso dominio (il fornitore del servizio, quello per intenderci che sta alla destra del @). E abbiamo un nome utente molto simile: il mio è ale.spe, il suo è spe.ale. Eh sì, Alex Speroni e Speranza Alessandron, uno sconosciuto ghostwriter (che sarei io) e una insegnante di matematica con l’hobby dell’enigmistica (attenzione, lei non si diverte a risolvere i giochi della settimana enigmistica, lei li inventa). Tra parentesi il simbolo @ fu inventato dai mercanti veneziani ma questa è un’altra storia.

Avevo ricevuto delle strane email che parlavano di sciarade, acrostici, logogrifi e tallografie. Il mittente aveva evidentemente scambiato le due sillabe. Le avevo cestinate chiedendomi come mai un pazzo avesse deciso di scrivere proprio a me, con tutte le persone che ci sono al mondo. Speranza invece non ci mise più di mezzo secondo a capire quando le arrivò una strana email che parlava di storia medioevale inglese. Fu così che ci conoscemmo virtualmente e da quel giorno capitò di inoltrarci delle email più o meno frequentemente. Mi ricordai di lei quando, sei mesi fa, iniziai a scrivere un nuovo romanzo, ambientato a Venezia. Normalmente inizio ogni nuovo lavoro documentandomi, raccogliendo informazioni e spesso visitando i luoghi dell’ambientazione. Per carità, andare a Venezia è bellissimo, ma amo viaggiare per turismo più che per lavoro. Così pensai di chiedere aiuto a Speranza in modo che verificasse via via i luoghi e i passaggi che descrivevo nel mio romanzo. Fu così che le nostre conversazioni via posta elettronica si infittirono per un paio di mesi.

Il romanzo fu presentato alla stampa lo scorso fine settimana. L’autore nominale (io non esisto) è un ex sindaco che, appassionato della sua città, ha voluto ambientarci una vicenda di spionaggio comprensiva pure di una romantica storia d’amore consumata tra i canali. Normalmente non vado mai alle presentazioni dei miei lavori, ma Michela, la mia agente era rimasta bloccata in Brasile causa uno sciopero e mi aveva chiesto, con un paio di giorni di anticipo, di andare al suo posto (mi avrebbe fatto avere il pass) e giudicare le reazioni degli addetti ai lavori. L’idea non mi era dispiaciuta, una gita a Venezia me l’ero meritata! Contattai Speranza, se si fosse trovata in laguna in quei giorni avremmo potuto prendere un caffé insieme.

La conferenza stampa al Lido andò bene, l’ex sindaco riuscì a schivare bene anche le domande più difficili e persino il critico Gulazzi espresse un benevolo giudizio. Normalmente stronca tutti i lavori che scrivo io, quasi lo sapesse, ma in questo caso le simpatie politiche hanno fatto meraviglie…

Finita la conferenza stampa presi un vaporetto e raggiunsi Piazza San Marco, dove avevo fissato con Speranza, al Caffè Florian. Mi guardai in giro e la riconobbi subito, non era molto diversa dalle sue foto che avevo visto su Facebook. Mi aspettava ad un tavolino. “Piacere di conoscerti Alex, finalmente. Allora, questa presentazione? Accoglienza clamorosa?” esordì Speranza. “Piacere mio.” risposi. “La presentazione del libro è andata benone. Pensa che persino quell’antipatico di Gulazzi ci ha riservato un’accoglienza degna di Umberto Eco…” “Beh, questa volta ti sei superato… il nostro caro sindaco, ex sindaco, anzi, ti sarà debitore…” “Non più di quanto io sono debitore verso di te, ti ringrazio davvero per tutti i suggerimenti che mi hai dato…” “Figurati, io amo Venezia, anche se fanno di tutto per trasformarla in una specie di disneyworld…” Ordinammo da bere al cameriere, mentre io ammiravo ancora la bellezza di piazza San Marco. “Dimmi una cosa, Alex, ora che questo progetto è finito, hai già in mente il prossimo libro?” “Calma, calma con il prossimo libro! Intanto mi voglio riposare un po’, prendermela con calma, magari passerò un po’ di tempo rilassandomi con i tuoi cruciverba… anche se a essere onesto non riesco mai a finirli, troppo difficili, e poi quelle definizioni trabocchetto, ma come fai?” “Ma no, ma no, non sono difficili… e trovare le definizioni è la parte più divertente. Non credi?” “Sarà” risposi. “ma mi chiedo sempre come fai, io non ci riuscirei” “Ognuno hai i suoi talenti, Alex, tu scrivi romanzi, io insegno analisi matematica e mi diverto con l’enigmistica e con le mie definizioni ermetiche.” “Ma trovi una definizione giusta per tutto?” “Eh, tutto o quasi si può definire, basta provarci” “E cos’è che non si può definire?” Sorrise per qualche secondo. “E’ semplice, Alex: l’amore, l’amore non si può definire, è più grande di me, di te, di noi.” “Eppure c’hanno provato in tanti, poeti, filosofi…” “E ci sono riusciti? Io non credo.” Il cameriere ci servì da bere, la nostra conversazione scivolò su qualcosa di molto banale, il tempo a disposizione era poco, avevo il treno. Ci salutammo promettendoci di rimanere in contatto.

Nel tempo libero provo sempre a risolvere i giochi enigmistici di Speranza, a volte ci riesco, a volte no. E so bene che la soluzione alle sue definizioni non è mai l’Amore.

Già, se la risposta è Amore, la domanda qual è?

7 risposte a “L’enigmista di Venezia”

  1. Silvietta ha detto:

    bella domanda???!!! Se la trovi…passamela…grazie!

  2. simona ha detto:

    Bella l atmosfera intrigante che si respira… e l ‘ultima frase perfetta ! Complimenti

    • Andrea ha detto:

      Grazie Simona, sei sempre troppo gentile! In realtà non sono molto convinto da questo racconto rispetto agli altri… ma non volevo rimanesse in un cassetto 🙂

  3. ….niente di più vero : non si può definire un “immenso ” che ci pervade, non lo si può spiegare, semplicemente lo si chiama Amore .

  4. Se la risposta è amore, la domanda è : ” Qual’è il motore che muove la vita ?” ( modesta opinione la mia… ). Mi è piaciuto anche questo, continua così.

  5. Cristiano ha detto:

    bello il racconto e bella la domanda di mionenadia.

  6. marina ha detto:

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