La ragazza dagli occhi dolci

Si vive per anni accanto a un essere umano, senza vederlo. Un giorno, ecco che uno alza gli occhi e lo vede. In un attimo, non si sa perché, non si sa come, qualcosa si rompe: una diga fra due acque. E due sorti si mescolano, si confondono e precipitano.

Gabriele D’Annunzio

L’avevo conosciuta in chat un anno o due prima, non ricordo bene. Occhidolci era il suo nickname. Dopo un paio di sere passate a sprecare parole e i soliti discorsi, le avevo lasciato il mio numero di cellulare, la mattina seguente mi era arrivato il suo primo sms e in poco meno di una settimana ero uscito con lei per un gelato. Non era particolarmente carina ma i suoi occhi brillavano davvero come due piccole stelline. Ci eravamo visti una seconda volta, poi aveva smesso di rispondere alle mie chiamate. Un semplice sms aveva  seppellito ogni mia velleità: ciao scusami ho conosciuto un altro uomo buona fortuna. Fine, senza neppure le virgole e i titoli di coda. Mi ero dimenticato alla svelta di lei senza rimpianti, avevo cancellato il suo numero dalla rubrica del cellulare ed ero andato incontro ad altre fugaci e tristi illusioni per riempire i giorni, le settimane e i mesi successivi.
La rincontrai molto tempo dopo ad una cena a base di paella e sangria, evidentemente avevamo amici o conoscenti in comune. Aveva un taglio di capelli completamente diverso, indossava una nuova montatura degli occhiali e non la riconobbi. Fu lei, quando fummo presentati, ad aprire le danze: “Ehi scrittore, ora fai pure finta di non riconoscermi?”. Se il suo obiettivo era farmi diventare rosso allora boom, colpito e affondato. “Ma certo, sì, certo ti riconosco, Cristina”. Per fortuna mi avevano appena ricordato il suo nome… “E scrivi ancora storie sui templari, sui vampiri, su terribili streghe malvagie o roba simile?” “Sì, è il mio lavoro… finché non ne trovo un altro…” Che lavoro facesse lei proprio non lo ricordavo, ma mi venne in mente che aveva una bambina: “Come sta tua figlia?” “Bene, grazie a Dio cresce, stasera è al cinema con suo padre, una volta al mese anche lui si ricorda di avere una figlia…”.
Al tavolo eravamo seduti distanti, non ci dicemmo altro, salvo salutarci cordialmente alla fine della cena, quando la compagnia si divise in vari tronconi e lei salì su un’automobile con dei tizi di cui già non ricordavo i nomi. L’sms da un numero sconosciuto mi arrivò la mattina dopo: come al solito sono molto occupata ma mi farebbe piacere rivederti. Cristina. In quei giorni frequentavo una tizia, la cugina di un mio amico, c’ero uscito insieme ma non era ancora scattata nessuna molla. Mi dissi, perché non dovrei uscire con Cristina, non ho nessun impegno preciso. Risposi dopo un’oretta, mai rispondere subito in questi casi. Sono quasi sempre libero, mi fai sapere. Lei invece rispose con un altro sms in pochi secondi. Se sei libero stasera, perché non ci prendiamo un gelato?

Di fronte ad una coppa gigante, mi spiegò tutto l’interesse per me e soprattutto per il mio mestiere. Lei era molto brava a disegnare e il suo sogno era smettere di lavorare in un call center per fare l’illustratrice di libri, in particolare libri per bambini e ragazzi. Aveva pensato che io avrei potuto scrivere una volta tanto un libro per ragazzi-ragazzi anziché un libro per adulti-ragazzi. Perché no. Discutemmo e buttammo giù delle idee. Io avevo da consegnare dei lavori ma nel giro di due tre settimane mi sarei liberato. Ci saremmo rivisti quando possibile e nel frattempo ci potevamo scambiare il materiale via mail. Tornai a casa pensando che il mondo era davvero buffo, avevo conosciuto questa tizia in chat per provare ad avere una storia e mi ritrovavo a lavorarci insieme.
I miei lavori andarono molto a rilento, non potei lavorare al progetto di Cristina prima di un paio di mesi, se non in qualche ritaglio di tempo. Era molto irritata della cosa ma non potevo farci niente. Ci rivedemmo un paio di volte e una sera andammo al cinema insieme. Mi feci l’idea che Cristina fosse una donna forte, dietro un’apparente fragilità. Le innumerevoli ferite della sua vita le avevano costruito una corazza; ma la dolcezza traspariva sempre dai suoi occhi. Con lei stavo bene, non sentivo nessuna ansia nel trasformare quel rapporto in qualcosa di più, in una relazione. Desideravo solo starle vicino, darle sicurezza, fiducia.
In qualche modo finimmo il lavoro e spedimmo tutto ad un editore che conoscevo. Dopo qualche sollecito e qualche telefonata, il lavoro fu accettato e saremmo stati pubblicati entro sei mesi. Le scrissi subito un sms: E’ fatta: ci pubblicano! Mi rispose: Ti adoro! Per festeggiare vieni a cena da me alle otto? Non ti fare illusioni, c’è pure mia figlia.
Viveva in un piccolo appartamento, molto ordinato, profumo di buono. Sua figlia era una bellissima bimba, un angioletto di Raffaello. Aveva preparato una cenetta squisita, ecco una qualità di cui ricordarsi… Durante il pasto parlai molto con la bimba, le chiesi dell’asilo, dei suoi giochi, dei suoi compagni. Dopo la frutta mi condusse nella sua cameretta ad ammirare i suoi enormi pupazzi, il suo preferito era un’enorme ranocchia.
Tornai in cucina. Cristina era raggiante. Mi piaceva. Mi soffermai a guardare un quadro, una riproduzione di qualcosa di famoso, avrei giurato, ma la mia ignoranza in materia era conclamata. “Lo conosci, vero?” Ecco, lo sapevo…non c’è l’aiuto del pubblico? “Sì, mi sembra di sì, ma in questo momento…” “Il nome Monet ti dice niente?” Questa la so. “Impressionismo! Una volta, molti anni fa, sono stato al museo d’Orsay, a Parigi” “Quasi bingo, questo dipinto non sta al museo d’Orsay ma si intitola appunto Impressione. Levar del sole.” “Ce l’avevo sulla punta della lingua.” “Sicuramente… Lo sai? Quando fu messo in mostra per la prima volta un critico intitolò la sua recensione, con intento dispregiativo, L’esposizione degli impressionisti; Monet e altri pittori adottarono proprio questa parola – impressionisti – in spregio ai critici dell’epoca.” Ammiravo quella riproduzione, il paesaggio marino, le barche dei pescatori in primo piano, la luce del sole riflessa sul mare, la silhouette del porto sullo sfondo. Non era un dipinto fotografico, non c’erano linee, su quella tela c’erano tinte e emozioni.
Parlammo di un nuovo progetto seduti al tavolino, poi il discorso scivolò sulle nostre vite, passate e future. Era la prima volta che entravo nel suo appartamento ma mi sembrava di viverci da sempre. Sua figlia la reclamò nella sua cameretta. Io rimasi solo in cucina e cominciai a scrivere sulla lavagna accanto al frigorifero. Dopo cinque minuti tornò e mi disse che era l’ora di salutarsi, ora doveva dedicarsi alla bimba e metterla a letto. Ci baciammo sulle guance e me ne andai. Mentre scendevo le scale mi chiesi quando avrebbe letto quello che le avevo appena scritto sulla lavagnetta.

Cristina, mi piace immaginare il nostro futuro come un dipinto impressionista. Sulla tela delle nostre vite non ci sono linee precise, contorni ben delimitati; ma ci sono tinte, colori, emozioni. E di una cosa sono sicuro: nel mare al tramonto, su una di quelle barche ci saremo io e te.

23 risposte a “La ragazza dagli occhi dolci”

  1. fulvio ha detto:

    non sono un critico e quindi posso esprimermi come semplice lettore. I racconti sono scorrevoli e si leggono bene, Mi piace di più quando è leggero e spiritoso, mi piace meno quando diventa melenso sui temi dell’amore.

    • Andrea ha detto:

      Ciao Fulvio, ti ringrazio, sei il primo lettore che mi hai lasciato un commento! Cosa hai vinto? Un sorriso… 🙂 !

  2. daniele ha detto:

    …appunto…un appunto di un impressione momentanea…fuggevole…buon lavoro..!

  3. mariapia (de "ilmiolibro") ha detto:

    Ciao Andrea, sarai anche melenso,ma a me piace un sacco che ti lasci andare e mi pare che è di tanta dolcezza e affetto che ho bisogno…in bocca al lupo per i tuoi scritti…

  4. (Chissà perchè questa Cristina non mi è nuova….mah! 😉 )
    Che dire? Ripetersi? No…vale quanto già detto per gli altri due racconti.
    Forse una domanda: com’è che ti innamori costantemente delle donne che incontri….a prescindere?
    Auguri per i tuoi racconti…se lo meritano.

  5. Giovanna ha detto:

    Ciao Andrea, ho letto il tuo racconto, complimenti sei proprio bravo!!! mi è piaciuto tanto……..mi sono rilassata nel leggerlo…..un in bocca a lupo per tutto ciaoooo……

  6. Francesca ha detto:

    Ciao Andrea ti devo fare i complimenti perche’ riuscire a catturare l’attenzione di una donna, che sta preparando la cena con il compagno appena rientrato a casa e il cane piagnucolante accanto per la fame, non e’ facile e invece non sono riuscita a scollarmi dal pc prima di avere finito. E’ scivolato giu’ liscio come l’olio. Non posso darti un giudizio tecnico ma posso dirti che non e’ facile catturare l’attenzione cosi’!
    In bocca al lupo!

  7. maria ha detto:

    bello molto bello ma chissà se la storia poi è andata avanti…….

    • Andrea ha detto:

      Beh, è tutta una storia inventata… Non c’è nessuna Cristina nella mia vita… Grazie per i complimenti! Spero che anche gli altri racconti ti sembreranno altrettanto belli! 🙂

      • nooooooooooooooooooooooooooooooooooo! credevo fosse vera, anche se ho avuto un sussulto perche’ mi chiamo cristina, disegno robe per ragazzi e mi piace il fantasy…E ho conosciuto parecchi amici via chat. Ho collaborato con loro e ho pure pubblicato, a parigi…. Ma non ho una figlia, per cui dopo un po di tribolazioni cercando di capire dove mai ti ho conosciuto, ho fatto un sospiro di sollievo. Ahhhhhhhhhhh, Non sono io! Come avrei potuto scordare un amico come te?
        Il racconto e’ dolce. peccato non e’ vero.

  8. Giovanni Pomponi ha detto:

    Mi piace questo incipit. Meno quello del romanzo dove le parole d’amore sono troppo “piene” e rischiano di stemperarsi dentro i luoghi comuni. L’amore è leggerezza! (ma può darsi che questo concetto sia influenzato dall’età: ho 75 aani). Esplicitarlo con le parole è sempre difficile se si esce fuori dal centro dell’anima. Esempio: bella l’idea del messaggio sulla lavagna, ma prova ad immaginarlo senza l’ultima frase.
    Comunque non smettere di scrivere d’amore.
    Auguri
    Giovanni

  9. mi piace pensare che quando Cristina s’è avvicinata al frigorifero per prendere il latte abbia avvertito un lieve batticuore nello scorgere lo scritto sulla lavagna e leggendo ha mandato un grazie a Monet.

  10. Che romantico… Bello, mi piace. Il messaggio sulla lavagnetta accanto al frigorifero…a chi non piacerebbe ? Complimenti, scrivi talmente bene che adesso mi vergogno un po’ a mandarti un mio racconto…

  11. rosaria ha detto:

    Sei grandioso,una sensibilità immensa, è bello leggere i tuoi scritti,lasciano intavedere:profondità di animo

  12. cristina ha detto:

    Ho letto i tre racconti ‘Across The Universe’, ‘Euronight 234′ e questo: sono molto piacevoli da leggere, fluidi e leggeri ma capaci di profondità e sensibilità. E’ molto bella questa visione dell’amore come una pienezza fatta di piccoli frammenti transitori, come la vita del resto, ma resi eterni da chi li conserva nel cuore. E poi mi piace il tuo modo di guardare le donne, identificando in ognuna una specifica bellezza, ma anche la bellezza della donna in senso lato, la tua commozione di fronte a questo spettacolo… ci fai sentire tutte belle (penso).
    Solo una personale nota ‘letteraria’: di solito quando leggo racconti scritti in prima persona non posso fare a meno di pensare che gli eventi raccontati siano realmente accaduti (quasi leggere un diario); come lettrice mi piacerebbe di più che l’autore sparisca dal testo in qualità di persona reale per riemergere solo attraverso il suo sentire, la densità e profondità delle sue emozioni.
    Comunque non smettre MAI di scrivere…
    Cosa mi consigli per continuare a leggerti?
    Ciao
    Cristina

  13. Anche a me piace scrivere usando un linguaggio diretto, in alcune parti del tuo racconto ci sei riuscito. Altre volte devi avere riletto troppe volte e agiunto qui e’la’. Bella la conclusione dove lasci che la storia cresca nella immaginazione di chi legge. Come sara’ andata a finire? Non devi assolutamente dirlo. Ho messo su Il mio Libro il mio “Leoni Senza Baffi”. Vacci a vedere e se vuoi scrivimi due note velenose, cosi’ anche io ho modo di migliorare!

  14. Eugenio ha detto:

    Racconto scorrevole, scritto in modo semplice ma allo stesso tempo in grado di carpire l’attenzione degli amanti del tema: sembra una storia vissuta realmente: credo che tu l’abbia scritta di getto, in soluzione unica, come il dipinto di chi ha perfettamente in testa ciò che vuole trasmutare in immagini e colori sin nei minimi dettagli. Complimenti.

  15. lillo ha detto:

    una storia breve ma bella. complimenti.

  16. Giusy Perrone ha detto:

    Grazie per questo racconto: apprezzo da sempre sia l’impressionismo che la dolcezza. Per me vanno sempre a braccetto, uno dei periodi più dolci della storia dell’arte.

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